Esistono dei luoghi in cui si respira tutta la magia delle parole e la potenza della letteratura: tra questi ci sono sicuramente le case dei grandi scrittori di ieri e di oggi. Come "A Casa", la Casa Museo José Saramago, il luogo che José Saramago ha chiamato casa appunto, negli ultimi 17 anni della sua vita.
Un'oasi di pace, di bellezza e ispirazione nel cuore di Lanzarote, l'isola canaria che incantò lo scrittore portoghese che qui si trasferì nel 1993, per i motivi che racconta nella sua autobiografia: "a seguito della censura esercitata dal governo portoghese sul romanzo Il Vangelo secondo Gesù Cristo, ponendo il veto alla sua presentazione al Premio Letterario Europeo con il pretesto che il libro fosse offensivo per i cattolici, mia moglie ed io abbiamo cambiato residenza nell’isola di Lanzarote nel febbraio 1993”.

Nell'isola che lo scrittore Premio Nobel per la letteratura descrisse come l’inizio e la fine del mondo è oggi possibile visitare la casa dove visse fino alla sua morte, nel 2010, insieme alla compagna, Pilar del Río. A Tías Saramago trovò una landa desolata, da cui era possibile vedere da una parte la Montaña Blanca, che scalò, ormai sessantenne, e dall'altra il mare e qui diede vita al suo rifugio bianco, alla casa e alla biblioteca che “non è nata per conservare libri ma per ospitare persone”.
Camminare tra gli scaffali della sua biblioteca, osservare l'ordinamento dei suoi libri, entrare nelle stanze in cui ha vissuto, trovarsi di fronte alla sua scrivania, segnata dai morsi dei suoi adorati cani, è un'emozione unica. Come lo è sfogliare alcuni dei suoi libri più amati, calpestare il tappeto di pietra vulcanica di cui andava particolarmente orgoglioso, prendersi del tempo per osservare tutti gli orologi della casa, fermi alle 16 del pomeriggio, ora del suo primo incontro con Pilar.
Una casa piena di storia e di storie, di opere d'arte e fotografie di persone che qui hanno vissuto o sono passate, per parlare di letteratura e bere un caffè, che come sosteneva il lusitano, non si nega a nessuno. E ancora oggi in compagnia della gentilissima guida è possibile sorseggiare quel caffè, nella sua cucina, con vista sul giardino in cui lo scrittore piantava alberi “lasciandosi trasportare dalle sue emozioni”: tra questi degli ulivi di cui uno proveniente direttamente dal suo Portogallo, palme e pini delle Canarie, due cotogni e un olmo per celebrare l’esistenza di suo nipote Olmo, nato proprio a Lanzarote.
Qui, in questa casa, in questo giardino che affaccia sull'oceano, con il vento che "mi colpiva in faccia, mi asciugava il sudore dal corpo, mi faceva sentire felice”, Saramago visse anni di fermento letterario, in cui diede vita ad alcune delle sue opere più famose, tra cui Cecità, Le intermittenze della morte e Caino.
Ed è impossibile andar via da questo luogo senza sentire il cuore colmo di gratitudine per quello che è stato senza ombra di dubbio lo scrittore portoghese più importante del '900 e che qui sotto ricordiamo con alcune sue citazioni che siamo certi vi faranno venire voglia di leggere e rileggere i suoi lavori.
10 citazioni per conoscere e amare Saramago
Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono.
Le parole sono etichette che si appiccicano alle cose, non sono le cose.
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro.
La gioventù non sa quel che può, la maturità non può quel che sa.La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice
Un albero geme se lo tagliano, un cane guaisce se lo picchiano, un uomo cresce se lo offendono.
Guarderò la tua ombra se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose, Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi.
Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere.
A volte ci domandiamo perché la felicità abbia tardato tanto ad arrivare, perché non sia venuta prima, ma se ci spunta davanti all’improvviso, come in questo caso, quando ormai non l’aspettavamo, allora è molto probabile che non sappiamo cosa farcene, e non è tanto questione di scelta fra il ridere e il piangere, è la segreta angoscia di pensare che forse non riusciamo a esserne all’altezza.
Le speranze hanno quel certo destino da compiere, nascere l’una dall’altra, ed è per questo che, malgrado le tante delusioni, non sono ancora finite a questo mondo.